domenica 13 gennaio 2013

Starò invecchiando?

Quand'è che uno si rende conto di stare invecchiando? Chiedo scusa in anticipo, perchè so già che sembrerà un post da malinconica e nostalgica ma in realtà a me non dispiace affatto "crescere". Sì sto per compiere 34 anni, se ripenso a 10 anni fa a 34 anni mi vedevo sposata con un paio di pargoli, magari con il lavoro per cui ho studiato con i miei che si sbadurlavano i nipotini mentre io e mio marito portavamo la pagnotta a casa. Mai previsone fu più sbagliata. Comunque non è di questo che voglio parlare, ma di quando uno si ritrova a non voler più fare le stesse cose che faceva fino a poco tempo prima, a come cambiano i bisogni, i gusti e le attitudini. Ad esempio come ci si diverte il sabato sera? Beh negli ultimi 10 anni il divertimento è sempre consistito nell'uscire con gli amici, bere, ballare e stare fuori a notte fonda...beh ragazzi miei, sto scoprendo che non è che non c'ho più il fisico per notti brave, semplicemente non c'ho più voglia. Forse è triste da ammettere ma è così. Non è che sono diventata improvvisamente asociale, è che prediligo un divertimento di interazione dove si possa parlare, ridere e scherzare, magari sorseggiando del buon vino ma dopo un pò ognuno a casa propria. Ok dai sto post non è nulla di che e probabilmente non ho neanche espresso al meglio quello che volevo dire, ma va bene lo stesso no? Saluti, Maria scazzata da una domenica pomeriggio di inverno piovosa e alla vigilia del 34esimo compleanno!

martedì 8 gennaio 2013

La psicoanalisi

Salve a tutti, lo so avevo promesso che avrei scritto più spesso e vi assicuro che la voglia c'è sempre, ma parto dal presupposto che se non sai cosa dire, meglio tacere. Beh meglio tardi che mai, no?
Vorrei parlarvi della psicoanalisi, perchè sì la sottoscritta va in analisi da 3 anni ed è stata la scelta d'amore più grande fatta per me stessa. Sì andare in terapia è un'atto d'amore verso se stessi, è presa di coscienza che qualcosa non va e c'è la volontà di provare a far qualcosa per cambiare ciò che ti fa star male, è la forza di chiedere aiuto.
Sfatiamo il mito per cui se vai dall'analista o dallo psicologo più in generale sei matto, fuori di testa, squilibrato, pazzo e chi più ne ha più ne metta. Personalmente sono andata in analisi non perchè faccia figo, non perchè sia una matta da ricoverare (non ancora per lo meno), ma perchè da sola, nonostante me la sia sempre cavata alla grande nell'affrontare le difficoltà e vicissitudini della vita, non ce la facevo più...mi spiego, sarei potuta andare avanti tranquillamente senza sostegno di un professionista ma non avrei potuto cambiare la qualità della mia vita e iniziare a spezzare certi meccanismi automatici.
Vi faccio un esempio: prima dell'analisi ero una persona dalla forte personallità, come sono ora, solo con un'insicurezza tale e una convizione di non meritare molto dall'altro...la conseguenza più naturale era essere sempre accondiscendente, amica di tutti, prendersi tutte le briciole, sentirsi in colpa per tutto, specie per un no, non scegliere mai ma farsi scegliere. Da quando sono in analisi, la mia autostima si sta rinforzando, mi ascolto di più, non dico sì a prescindere, non metto gli altri prima di me, inizio a scegliere e ho fatto una gran selezione delle persone che fanno parte della mia vita. Non è che sia diventata egoista, un pò sì ma nel senso sano del termine. Se non mi rispetti, sei fuori. Se mi tratti male, sei fuori. Se mi fai sentire inadeguata e provi a farmi sentire in colpa, sei fuori. Se non mi vedi, consideri e ami, sei fuori.
Insomma, come dico sempre alla mia analista, ho iniziato a volermi bene nel momento stesso in cui ho scelto di iniziare questo percorso e lo dimostro quotidianamente in tutto quello che scelgo di fare e che non subisco.
Vi ho ammorbato abbastanza. Magari ne riparleremo, se vi va, anzi se mi va!